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  • drandreacandotti

Necrosi pulpare in seguito a terapia restaurativa

Aggiornamento: 28 ago 2021

In alcune situazioni, in seguito a terapie conservative "importanti" in termini di estensione e dimensione, il paziente può manifestare e riferire una discreta sensibilità post-operatoria.


Il motivo per cui i pazienti devono essere sottoposti a controlli radiografici almeno 1 volta all'anno è proprio per controllare che le procedure riabilitative non abbiano influito sullo stato di salute della polpa dentale (se il dente è vivo) oppure, ad esempio, sulla struttura dentale (se il dente è devitalizzato). Diversamente, il rischio è quello che il paziente si presenti improvvisamente in studio con mal di denti a causa di una pulpite irreversibile oppure con un ascesso.


Il caso che vi presento oggi prevede una situazione clinica simile a quella anticipata in cui l'elemento #27 ha iniziato a generare dolore al paziente a distanza di qualche mese dalla cementazione di un intarsio in composito.

Dalla radiografia periapicale si nota una radiotrasparenza periapicale agli apici dell'elemento #27, segno esplicito di necrosi pulpare con parodontite periapicale (patologia cronica) e sovrainfezione di tipo ascessuale (patologia acuta).


In questa situazione, dato che il collega che mi ha riferito il caso aveva cementato l'intarsio da pochi mesi, mi è stato chiesto di trattare l'elemento #27 accedendo allo spazio endodontico tramite l'intarsio stesso.

Si è reso pertanto opportuno effettuare un accesso minimamente invasivo a livello del tavolato occlusale che permettesse agli stumenti endodontici di penetrare nello spazio endodontico e lavorare fino in apice senza però intaccare eccessivamente la resistenza dell'intarsio stesso.

In questo caso sono stati utilizzati strumenti (files) di nuova generazione definiti "espansivi e anatomici" (XP Endo-Shaper e XP Endo-Finisher) che permettono, grazie all'elevata velocità di rotazione e alla forma dello strumento, di andare a toccare la maggior parte delle pareti del canale endodontico dove normalmente si annidano batteri, tessuto pulpare residuo e possibili ostacoli che devono ovviamente essere rimossi dal canale.

L'azione dei suddetti strumenti, unita alle manovre di detersione per mezzo di irriganti come l'ipoclorito di sodio (NaOCl 5,25%) ed EDTA 17% permette di andare a decontaminare il sistema endodontico quasi totalmente.

A ciò si unisce un sistema di otturazione canalare dei coni di guttaperca con cementi di nuova generazione che vengono definiti "bioceramici". In questo caso è stato utilizzato il cemento canalare Bioroot (Septodont,Saint-Maur-des-Fossés, Francia) e coni di guttaperca Hygenic (Coltène Whaledent, Altstätten, Svizzera).


Finita la terapia canalare, l'accesso mini-invasivo praticato a livello del tavolato occlusale è stato otturato con materiale composito di colore A3 in seguito alle procedure di detersione della camera e di adesione.



Grazie,

Dr Andrea Candotti




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